
Cara Università degli Studi di Padova,
di fronte alla necessità di darti uno spazio per poter promuovere un servizio che è quello di sviluppare ricerca e integrazione tra il mondo dell’Università e il mondo delle Imprese, mi sento di fare un pensiero. Il Comune di Vicenza ti ha offerto come spazio Porto Burci. Uno spazio che però non è vuoto. Ci lavorano cinque associazioni dentro: Legambiente Vicenza APS (capofila), Arci Servizio Civile Vicenza, Circolo ARCI Cosmos, Non Dalla Guerra, Arciragazzi Vicenza.
Queste associazioni sono formate e tenute in vita da ragazze e ragazzi che lavorano in quel luogo, che hanno uffici lì dentro, volontari che contribuiscono nel tempo libero dal lavoro e dallo studio, che investono tempo e denaro in un luogo che ha completamente preso vita da quando è abitato così.
Il bando di Porto Burci era nato per dare uno spazio a realtà giovanili aggregative e quello che si aspettava chi ci vive dentro era la possibilità, una volta conclusosi il precedente, di partecipare ad un altro bando. Di poter competere.
Capisci bene, Università di Padova, che entrando a gamba tesa tra i richiedenti lo spazio, elimini questa possibilità. Nessun bando.
Mi chiedo però se possa essere nell’interesse di un’università voler essere la causa per cui viene chiusa l’esperienza di Porto Burci: un luogo di cultura, di conoscenza, di curiosità e di voglia di fare e di imparare. Un luogo di sviluppo, crescita e formazione, dove si incontrano e trasmettono saperi diversi. Si tratta di teste pensanti, che organizzano, proiettano e danno vita a nuovi progetti. Spazi di creatività ed invenzione. Sta nei valori e negli intenti di un’Università lavorare su una forma mentis che sia in grado di creare cose che in Porto Burci vengono create. L’interesse è il medesimo, perché escludere uno dei due?
Esistono altri spazi, pubblici e privati che sarebbero perfetti contenitori per il progetto di insediamento di un Hub per l’innovazione tecnologica, perché non prenderli tutti in esame e valutarne l’opportunità? Perché concentrarsi su uno? Perché mettere di fronte a una scelta obbligata tra due organizzazioni che, con modi e forze diverse, sono, però, entrambe sedi di partecipazione e produzione di cultura per i giovani? Porto Burci e l’Università?
Mi chiedo allora se non sia preferibile lasciare stare uno spazio già vivo e rivolgersi a uno, che possa prendere anch’esso vita e aggiungere, senza togliere, ricchezza e cultura alla nostra città. Sono certa che questa sia anche il tuo punto di vista e mi permetto di avanzare una proposta. Perché non incontrarvi, Università di Padova e Porto Burci, parlarvi, scoprirvi e pensare a una proposta più giusta da sottoporre all’Amministrazione Comunale di Vicenza?
Le stesse argomentazioni, pur tenuto conto delle diverse caratteristiche istituzionali, valgono anche per gli amici del Liceo Fogazzaro. Formare giovani persone, fornirli di spazi che possano aiutarli a crescere e sperimentare diverse forme di conoscenza è l’obiettivo vostro e di chi gestisce Porto Burci.
Di nuovo, non impelaghiamoci nella narrazione – imposta da altri – del dover scegliere l’una o l’altra parte, quanto troviamo invece un modo perché i luoghi di cultura non siano messi nella condizione di dover competere tra di loro.
Un caro saluto,
Elisabetta Nardin, presidente di Fornaci Rosse