Si è chiusa venerdì sera alla Corte dei Bissari la campagna elettorale della sinistra vicentina. A poche decine di metri dai bar e dalle attrazioni delle piazze, amplificati da una cassa e con un banner de “Il Veneto Che Vogliamo” sventolante alle loro spalle, si sono presentati assieme in pubblico i candidati vicentini della lista. Ai passanti incuriositi è rimasta l’immagine di tante persone, chi con i capelli bianchi e chi molto giovane, uomini e donne, disposte a mettersi in gioco per far risuonare forte e chiara la voce di un progetto collettivo e alternativo a quello che è stato (e continua ad essere) negli ultimi 20 anni il Veneto.
Mettersi in gioco per un progetto simile vuol dire inimicarsi chi qui è abituato da sempre a comandare. Vuol dire subire ripercussioni nella carriera professionale o nella vita quotidiana. Vuol dire ricevere offese profondamente ingiuriose e sessiste, se si è una donna come Elisa Coltro, disposta a tradurre in pratica i principi dell’accoglienza. Vuol dire fermare a mani nude le ruspe della Pedemontana, se si è coraggiosi come Matilde Cortese. Vuol dire scendere in strada e organizzare marce per la sanità pubblica, se si è qualcuno come Carlo Cunegato. Organizzare, organizzare, organizzare.
Valentina Dovigo, Raniero Bordon, Matteo Lanaro, Massimo Follesa, Giulia Sostero, Carlo Fontana conoscono tutti molto bene l’importanza dell’organizzazione, provengono da lunghi percorsi di associazionismo e di cittadinanza attiva, di impegno concreto sul territorio. Perché la lista “Il Veneto Che Vogliamo” nasce da questo, dall’unione di tante battaglie locali (vicende come Dal Molin, Pfas…) e di esperienze civiche virtuose, come quella di Arturo Lorenzoni a Padova.
Davanti a loro si staglia Luca Zaia con la sua cricca, in posa da supereroe nei poster elettorali e rappresentato come un sovrano sterminatore di virus nei fumetti distribuiti fuori dalle scuole elementari in questi giorni. Si potrebbe parlare a lungo della sua narrazione, dell’impero mediatico diffuso su carta e schermi tv che ne alimenta il consenso e sorregge il governo, tutela gli interessi materiali dei suoi comprimari. I candidati de “Il Veneto Che Vogliamo” hanno parlato di tutto questo e continueranno a farlo e dichiarano difatti che quest’impresa non si esaurirà nel momento elettorale. Rappresentano un’alternativa radicale al malgoverno e alla mala politica che hanno inquinato il Veneto nella terra, nell’acqua, nei corpi e nelle menti e, promettono agli astanti chiudendo la campagna, insidieranno Luca Zaia e i suoi scagnozzi dal Parlamento regionale come nessuno prima d’ora abbia mai fatto.