Un bel piatto servito in tavola diventa subito un post su Instagram. Dietro quel piatto però ci sono turni da 12 ore per 60-70 ore a settimana, straordinari solo in nero, fatica fisica e mentale in uno spazio angusto, atti di sacrificio e meccanismi di competizione distruttiva: elementi che non trovano spesso rappresentazione.
Paolo e Francesca, due cuochi, hanno condiviso con noi cosa significa oggi lavorare in cucina, descrivendoci la gerarchia interna e le forme di alienazione cui si va incontro, comprese le vie di fuga cui si ricorre per tirare avanti.
Ansie e adrenalina ad impongono prepotentemente nella trama delle loro vite, finendo spesso per rubare anche il tempo in cui non stanno lavorando, oltre a scandire il ritmo di quello lavorativo.
I media ci raccontano un mondo in cui tutti possono ambire a diventare chef stellati o dirigere un ristorante, un mondo in cui tutti possono realizzare le proprie ambizioni, esprimere un potenziale di creatività e avere successo.
«Sì, bisogna fare un po’ di gavetta, ma si è sempre fatta, non si può stare sempre a lamentarsi.»
Inseguire i propri sogni vuol dire compiere sacrifici e può arrivare presto a coincidere con una lampante situazione di sfruttamento. Ne abbiamo raccolto parecchie testimonianze in questo podcast, questa non è che l’ennesima.
Perché i nostri Paolo e Francesca amano quello che fanno. Per questo lo fanno.
Ma vorrebbero farlo a condizioni diverse.