Questa volta abbiamo deciso di intercettare due persone che hanno smesso di fare un certo lavoro.
Bianca e Nicolò lavoravano entrambi nel settore dell’accoglienza, lei in una ong e lui in una cooperativa. A seguito degli ultimi decreti che inasprivano le regole in materia migratoria, hanno entrambi lasciato quello che per loro non era semplicemente un impiego ma anche una scelta ideologica.
Ci siamo fatti spiegare in cosa consiste il lavoro nell’accoglienza, di quali relazioni si intesse e a quali condizioni può portare buoni frutti, perché quelle attuali sono state giudicate talmente insane da farli smettere.
Torna ancora una volta la dimensione nel tempo: sia come iter burocratico da una struttura all’altra, sia come tempo necessario per far risanare le ferite, perché il lavoro nell’accoglienza viene fatto con persone molto spesso traumatizzate, è un lavoro fatto di relazioni umane e può essere logorante, soprattutto se non si è tutelati adeguatamente (come a seguito dei decreti menzionati).
La lezione che possiamo trarne è che nel mondo in cui viviamo qualsiasi lavoro è di per sé precario e malpagato. Se poi quel lavoro ha a che fare con l’immigrazione subisce ulteriori ripercussioni e le condizioni lavorative non possono che peggiorare.