
Eravamo partiti più di anno fa con un beep, quello dei prodotti scansionati alla cassa del supermercato da qualcuno giunto a svolgere quella mansione dopo mille lavori interrotti. Siamo ripartiti anche quest’anno con un beep, quello dei prodotti riposti in uno scaffale di uno stabilimento Amazon. Abbiamo dato spazio alla fretta e alla stanchezza, alla competizione e all’alienazione che vengono vissute da chi ci lavora.
Abbiamo dato spazio a chi viene inquadrato da contratti farlocchi, o come falso autonomo, dalle grandi catene di abbigliamento alle redazioni di giornali prestigiosi. Abbiamo dato spazi a chi svolge lavori esternalizzati, dalle sale di museo alle agenzie di comunicazione, fino ai bagni da pulire e ai pavimenti delle officine manifatturiere.
Siamo entrati nella ristorazione, nella scuola, nell’ospedale, nelle piattaforme digitali, nelle comunità, nelle grandi aziende multinazionali… Oggi ci occupiamo dell’università, con Daria e Giorgio, rispettivamente una dottoranda e un assegnista di ricerca.
Questa volta diamo appunto spazio a chi produce il sapere accedemico e scopriamo cosa implica tale processo: dal piacere della ricerca e dello svolgimento di un lavoro intellettuale (con dibattito annesso su tale ruolo) alle molte ansie derivanti dalle incertezze e dalle difficoltà di inserimento stabile nella struttura universitaria.
Il nostro viaggio nel mondo del lavoro termina qui. In questa torrida estate il tema dei salari è finalmente tornato nel dibattito pubblico e ci auguriamo che segua un autunno caldo politicamente, ricco di mobilitazioni per avere tutti una vita degna di essere vissuta, libera da oppressione e sfruttamento.
Speriamo che il dibattito e le lotte possano alimentarsi anche grazie a questo podcast, essendo stato realizzato nel tempo libero e a titolo gratuito da persone che con ogni evidenza non sono né ricercatori universitari né professionisti dell’audiovisivo, ma semplici attivisti,
Si tratta di un podcast sulle persone che lavorano, fatto da persone che lavorano, per le persone che lavorano, perché è giunto il momento di ridare voce e prestare ascolto a chi lavora. Riprendiamoci il nostro tempo.
Grazie per averci seguito. A presto!