
Dobbiamo ringraziare i personaggi pubblici. Davvero: se oggi si parla di politica è principalmente grazie a loro. Lo abbiamo visto con la polemica di Chiara Ferragni contro la Regione Lombardia o il primo maggio con la presa di posizione di Fedez sul DDL Zan. Lo vediamo oggi con il caso di Aurora Leone, dei The Jackal. Cantanti, influencer, attori e attrici stanno facendo emergere limiti e criticità di nuovo evidenti con il “ritorno alla normalità” tanto auspicato da una classe politica che pare invece anestetizzata.
Dopo più di un anno di pandemia globale, infatti, sono molti a sperare in un gattopardesco ritorno di ciò che era, nel recupero acritico dello status quo prepandemico, senza considerarne l’insostenibilità sempre più evidente per la stragrande maggioranza della popolazione.
È facile pensare al Covid come a un meteorite che ha fatto tabula rasa di tutto. Il mondo si è fermato. Ci siamo chiusi in casa. La politica non si poteva più fare se non al più ascoltando qualcuno attraverso uno schermo. La partecipazione si è trasformata in lezione, o, meglio, webinar.
È davvero facile pensare alla nostra società come qualcosa da ricostruire da zero, dalle fondamenta. Eppure non è così. Il Covid è stato più che altro uno di quei disastri di Sim City. Per chi non se ne intende: Sim City è un gioco di simulazione particolarmente in voga negli anni ’90 dove l’obiettivo è costruire e sviluppare la migliore delle città possibili. Tra i comandi possibili c’è anche quello per scatenare disastri naturali: tornado, terremoti, meteoriti, ma anche invasioni zombi o aliene. Disastri che colpivano indistintamente la città che, però, rifioriva rapidamente nei quartieri più ricchi mentre rimaneva a languire in quelli più poveri e con meno servizi.
Ecco: il Covid è stato questo più che un azzeramento di tutto. E tutto ciò che non andava prima non è sicuramente scomparso. Sono le parole di Gianluca Pecchini, (ormai ex) direttore generale della Nazionale Cantanti, a renderlo più chiaro di qualsiasi immagine che possiamo dipingere.
Aurora Leone, 22enne attrice dei The Jackal, si trovava alla cena precedente la Partita del Cuore insieme a Ciro Priello, recente vincitore della prima edizione di LOL oltre che famoso membro di lungo corso degli stessi The Jackal. Era stata invitata e doveva prendere parte alla Partita stessa come giocatrice della Nazionale dei Campioni per la Ricerca.
Ad un certo punto Pecchini invita malamente l’attrice a lasciare la cena: “Sei donna, non puoi stare qui”. Le parole che secondo i resoconti Pecchini avrebbe riservato alla cantante sono gravissime. Ma l’immagine plastica della nostra società non toccata dal Covid è rappresentata da come lo stesso direttore dimissionario motiva questa sua presa di posizione: “non mi fare spiegare il motivo per cui non puoi stare qui, alzati”.
– “Non farmi spiegare” –
In queste tre parole c’è tutto. C’è l’arroganza di chi si pone in una posizione di superiorità. La pretesa che l’interlocutore conosca leggi non scritte della società. L’aggressiva tracotanza che esprime un maschilismo scritto dentro chi parla. La presunzione di un rispetto dei ruoli che dovrebbe essere chiara a tutti.
È forse questo il passaggio più grave di una vicenda già gravissima di per sé. Un non detto che dice molto più di ciò che è stato detto, come rileva anche Katia Serra, a lungo calciatrice in Serie A che ha militato anche nella Nazionale e che oggi è commentatrice tecnica della Serie A per Tim Vision, intervistata da La Giovane Italia (potete trovare qui l’intervista integrale): “Questo atteggiamento sembra considerare lo spogliatoio, non solo il luogo fisico, ma inteso proprio come il concetto di fare squadra e fare gruppo, come una cosa che si può fare solo tra maschi.”
Surreale invece è la prima risposta tramite social della Nazionale Cantanti: tantissime donne “hanno partecipato e sostenuto i nostri progetti. Il nostro staff è interamente composto da donne, come quest’anno sono donne le conduttrici e la terna arbitrale. (…) La Nazionale Cantanti non ha mai fatto discriminazioni di sesso, fama, genere musicale, colore della pelle, tipo di successo e followers. C’è solo una cosa nella quale la Nazionale Cantanti non è mai scesa a compromessi. Noi non possiamo accettare ARROGANZA, MINACCE, MALEDUCAZIONE E VIOLENZA VERBALE DEI NOSTRI OSPITI.”
Un tipico gioco retorico che in politica vediamo peraltro spesso. Sono arrogante, il mio interlocutore risponde come può, e allora lo accuso io di essere arrogante. Provoco, e poi piango. Facendolo, la Nazionale Cantanti riesce pure nella capriola logica di accomunare gravi discriminazioni legate al sesso o alla razza a quelle invece per genere musicale (!) o followers (!!).
Forse abbiamo frainteso noi tutti. “Non farmi spiegare il motivo per cui non puoi stare qui”: il povero Gianluca Pecchini semplicemente voleva allontanare una conterranea di Gigi D’Alessio più probabilmente. No?
È chiaro a questo punto che il Covid non ha fatto tabula rasa di niente. Né dell’astio verso la musica neomelodica napoletana, né del maschilismo imperante nella nostra società, né delle disuguaglianze sociali ed economiche sempre più marcate.
Dobbiamo ringraziare davvero i personaggi pubblici che molto più dei politici stanno portando alla luce tutto ciò. Dobbiamo sperare che tutti si sentano più responsabili di ciò che accade intorno a noi. E dobbiamo pretendere che i nostri politici leggano il momento storico in cui viviamo, che non è il risultato di un anno e mezzo di pandemia ma di decenni di deterioramento costante e continuo di tutto il sistema.
Vogliamo chiudere con le parole di Katia Serra, sempre tratte dall’intervista de La Giovane Italia: “Il calcio è uno sport di squadra, non di genere. Per cui basta fare dei distinguo e relegare le donne ad un posto marginale, senza che abbiano le stesse possibilità degli uomini. […] È finito il tempo dell’esclusione”.
È finito tutto quel tempo.
Non fateci spiegare.