Un fotogramma dalla sigla di apertura del programma tv “Otra Vuelta de Tuerka”
L’esperimento, o perlomeno il suo antefatto, prese forma nel giugno 2018, con il video lungo 2 minuti di una sconosciuta candidata alle primarie democratiche del 14esimo distretto di New York. Quel video profondamente toccante raggiunse presto il milione di visualizzazioni e contribuì a trasformare quella candidata in una deputata nazionale, in un’icona della sinistra americana, Alexandria Ocasio-Cortez, ma nacque anche un nuovo sottogenere per i video delle campagne elettorali. Gli ideatori del video, Naomi Burton e Nick Hayes, erano venuti a contatto con lei perché colpiti dalla sua campagna incentrata sulla classe lavoratrice, per la volontà di richiamare temi del socialismo democratico.
Dopo il successo riscosso, Burton e Hayes dapprima decisero di “trasferire le capacità maturate nel settore privato ai movimenti di sinistra” producendo altri video per varie campagne, poi i loro sforzi si indirizzarono verso la fiorente industria della sottoscrizione di video on-demand. Dopo aver raccolto 200’000 dollari di finanziamenti in un anno, da febbraio 2020 esiste Means TV (il nome allude ai mezzi di produzione…), “il primo servizio al mondo di streaming di proprietà dei lavoratori, post-capitalista”, dal costo di 10 dollari al mese, il cui scopo è “aiutare a creare le fondamenta culturali e il supporto necessari a costruire il socialismo negli USA. Attraverso contenuti di intrattenimento vogliamo rendere socialmente accettabile pensare, ad esempio, alla coscienza di classe e a costruire solidarietà”.
Burton e Hayes pensano che la dominazione aziendale dello spazio dell’intrattenimento non permetta di raccontare storie accattivanti incentrate sul lavoro, un vuoto colmabile da Means TV, in cui i profitti vengono distribuiti ai lavoratori, che hanno possibilità di voto sulla gestione e sul genere di materiale prodotto (“uno dei nostri punti fermi è: fanculo i capi”). La cultura necessita di uno smottamento prima che un mondo post-capitalista sia posto in essere, dice Hayes, e Means TV intende esserne parte. “Non possiamo chiedere ai lavoratori di far partire una rivolta domani. Per noi, questo è il primo passo per far riconoscere alle persone alcuni modi in cui sono sfruttate e farle ridere a tal proposito, perché siamo così fottuti!”
Burton ed Hayes si dicono annoiati da Netflix ed Amazon Prime, che danno l’impressione di offrire una scelta sterminata, ma rappresentano in realtà scenari limitati, stili e – sotto la superficie – sempre la stessa prospettiva politica. A detta loro, l’offerta di Means TV non è stereotipata, racchiude “tutto, dalle notizie ai videogiochi, dalla vita lavorativa allo sport”, con film, documentari, cortometraggi, cartoni animati e podcast aggiornati settimanalmente. Stanno persino considerando la realizzazione di un reality show ambientato in un posto di lavoro che cerca di sindacalizzarsi!
Come raccontano in un’intervista a Novara Media, per loro le campagne elettorali sono troppo a breve termine, caratteristica che può rivelarsi devastante per il movimento quando, nonostante tutta l’energia riversata, non si ottengono i risultati sperati. “Abbiamo lavorato a parecchie campagne e sai com’è, una o due volte magari si vince, ma la maggior parte delle volte no. Va bene, questo è il gioco elettorale… però abbiamo bisogno al contempo di costruire qualcosa di stabile, che non dipenda dall’esito delle elezioni. Questa era l’idea chiave di Means TV: un’istituzione mediatica che sopravviva a qualsiasi campagna. L’abolizione del capitalismo non si raggiungerà di certo solo con il voto: richiederà una rivoluzione, un movimento popolare, l’unione dei lavoratori”.
Attraversando l’oceano ma rimanendo nella sfera anglosassone, Novara Media è un’organizzazione britannica di media indipendenti, fornita di contenuti audiovisivi e testuali, che si propone di orientare l’azione politica verso il superamento di capitalismo, razzismo e cambiamento climatico. A differenza di Means TV, tratta esclusivamente di contributi con taglio giornalistico, nella forma di analisi, approfondimenti o dibattiti. Il nome della piattaforma vuole essere un tributo del suo fondatore, Aaron Bastani, al film di Elio Petri La classe operaia va in paradiso, ambientato in una fabbrica di Novara, un amaro richiamo per noi italiani oggi alla durevole influenza che la nostra sinistra un tempo seppe esercitare.
Spostandoci nel Sud Europa, la televisione è stata un elemento distintivo del percorso di alcuni professori e ricercatori in scienze politiche e sociologia dell’Universidad Complutense di Madrid. Politicamente schierati, noti soprattutto presso i movimenti sociali, nel 2010 iniziarono a trasmettere da uno scantinato del quartiere di Vallecas con una cooperativa locale; quella striscia di approfondimento, interviste e dibattito si spostò nel giro di pochi anni su Público TV, il canale YouTube dell’omonimo quotidiano di sinistra, dai contenuti giornalistici, ma anche con spazi di intrattenimento dedicati alla satira e alla cultura femminista.
Il giovane conduttore iniziò presto ad essere invitato nei salotti televisivi e nei media ufficiali in qualità di opinionista ed esponente di una base sociale priva di rappresentanza politica: il professore avvezzo alla cerchia di attivisti e persone politicizzate si stava trasformando in un abile comunicatore in grado di rivolgersi al grande pubblico. Dai media avvenne il salto alla politica, con la fondazione di un partito che intendeva guidare un assalto al cielo, ponendo fine ad un regime di corruzione e oligarchia. Quel professore, Pablo Iglesias Turrión, oggi non insegna più, ogni tanto realizza qualche intervista a personalità illustri, da gennaio 2020 è perlopiù impegnato a ricoprire la carica di vicepresidente del governo spagnolo.
Giungendo infine in Italia, come produzione audiovisiva da sinistra abbondano per ora seminari e conferenze, riservati a un pubblico politicizzato e spesso anche specialista in determinati temi. Non basta certamente creare contenuti audio e video alternativi per rovesciare il capitalismo, servono esempi concreti di come un cambio di sistema gioverebbe alle nostre vite quotidiane. Tratteggiare un quadro a fosche tinte del presente senza auspicare un diverso avvenire instilla solo paura e non desiderio per il cambiamento.
Da sempre Fornaci Rosse, la nostra associazione, promuove i valori del benessere collettivo e porta avanti una serie di azioni con quello scopo, nella sfera della socialità e del mutualismo cui si accennava prima; da oggi si accinge anche a produrre materiale audiovisivo, distinto dai dibattiti già presentati, una forma di intrattenimento che oggi va incontro ai gusti di molte persone, un podcast. Per ora niente fiction, reality o cartoni animati socialisti, iniziamo con un semplice podcast. Come raccomandavano da Means TV, cercheremo di far riconoscere in maniera chiara e divertente lo sfruttamento capitalista. Riusciremo a farci ascoltare? Riscopriremo anche noi le fondamenta culturali su cui costruire il socialismo? Vi faremo sapere…