
Come possiamo vincere gli anni ’20 e costruire un mondo migliore.
In questo saggio, James Schneider ci elenca alcuni movimenti sociali in cui i socialisti possono giocare un ruolo chiave. In fondo al testo trovate un breve commento sul contesto italiano. Qui l’introduzione alla serie. In alto, un fotogramma dal film “Io, Daniel Blake” del 2016, di Ken Loach.
Le discussioni si vincono con le azioni, non solo con le parole. Se le idee socialiste devono trasformarsi in realtà, abbiamo bisogno di potere sociale; per generarlo, ci servono i movimenti.
I partiti politici progressisti possono coalizzare questi movimenti sotto un’unica bandiera. Il Labour di Corbyn lo fece. Venne eletto leader del partito in un momento di debolezza storica per la sinistra organizzata; 40 anni di assalto neoliberale avevano frantumato i movimenti progressisti che la componevano. Non c’è quindi da meravigliarsi che, con Corbyn, come socialisti abbiamo riversato così tanta energia nel Labour.
Ricostruire quei movimenti e costruirne di nuovi sarà il nostro compito nella decade a venire. Qui di seguito sono riportati cinque movimenti in cui i socialisti dovrebbero gettarsi nei prossimi mesi ed anni per sviluppare potere popolare, supporto per le politiche socialiste e per estendere una solidarietà significativa.
- sindacati
Per 40 anni il numero di iscritti al sindacato è calato allo stesso ritmo con cui le disuguaglianze sono cresciute. Non è una coincidenza. C’è una ragione per cui la Thatcher si prefissò di distruggere i sindacati: senza di loro, è impossibile avanzare durevolmente gli interessi dei lavoratori.
I sindacati sono imprescindibili per un’affermazione socialista. Al loro interno, i lavoratori possono ottenere migliori paghe e condizioni lavorativi. Ottengono inoltre una voce nazionale per sviluppare campagne e influenzare i politici. Quelli che comandano possiedono già delle corporazioni per influenzare lo Stato, anche i lavoratori ne hanno bisogno.
La sindacalizzazione è cresciuta modestamente in ciascuno dei tre anni appena trascorsi, il migliore andamento in quattro decadi. Ma questo avviene da una base bassa, in termini di numeri e militanza.
Se la sindacalizzazione probabilmente subirà un’impennata attorno alle contese maggiori – come accaduto al sindacato degli insegnanti durante la battaglia per la riapertura delle scuole in gennaio – i socialisti possono fare un gran lavoro rafforzando i sindacati al di fuori di questi momenti di climax.
Solo circa un terzo degli iscritti al Labour fa parte di un sindacato, per quanto sia un requisito. La sindacalizzazione dovrebbe essere un compito immediato per la sinistra se vogliamo frenare l’allontanamento della leadership del partito dai sindacati e il suo avvicinamento ai ricchi donatori. Vi sono una serie di importanti vertenze sindacali che hanno bisogno del nostro supporto (British Airways, Rolls Royce, Royal Mail, Amazon…), come socialisti dovremmo essere coinvolti in quante più battaglie possibili, sviluppando richieste in grado di risuonare con milioni di lavoratori, a prescindere che siano o meno spalleggiate dai parlamentari del Labour.
Infine, una nota sulla leadership dei sindacati. Molti dei sindacati più potenti nel Regno Unito, Unite e CWU, sono guidati da figure di sinistra. I socialisti non devono dare per garantita questa potenza di base. Il mandato dei segretari generali menzionati terminerà l’anno prossimo e se i sindacati adotteranno una linea più a destra, molte delle idee propugnate in questa serie di saggi saranno più difficili da mettere in atto. I socialisti devono essere attivi nei loro sindacati e costruire la sinistra organizzata al loro interno.
- disoccupati
Unirsi alla lotta per un lavoro migliore vuol dire lottare per il lavoro stesso. La disoccupazione non è stata un tema politico centrale nel Regno Unito per un bel pezzo. L’obiettivo socialdemocratico del pieno impiego morì 40 anni fa con la svolta neoliberale; la disoccupazione ufficiale risultava inferiore al 5% per i 5 anni antecedenti alla pandemia. Ma con le stime della Bank of England al 7,75% per quest’anno – senza tenere in conto i sottoimpiegati o quelli cacciati fuori dal mercato del lavoro – il panorama è destinato a mutare.
Per quanto Unite abbia un braccio comunitario che si occupa di chi non lavora a tempo pieno e una nuova organizzazione basata su Facebook sia iniziata quest’anno, il movimento dei lavoratori disoccupati ha attualmente dimensioni ridotte: comprensibile, ma chiaramente insufficiente per l’era post-pandemia.
Un movimento dei lavoratori disoccupati non promuoverebbe meramente gli obiettivi su lungo termine del pieno impiego, della settimana lavorativa più breve e del reddito basico universale. Fornirebbe anche immediato supporto nella forma di mutuo aiuto e cooperative, legandosi con le associazioni dei debitori e vari attivisti pro-welfare. Un potente movimento deve essere messo in piedi, rapidamente. Unite Community, Momentum (associazione interna al Labour Party, nata come sostegno alla linea di Corbyn, NdT) e altri potrebbero unire le forze per creare l’infrastruttura di base, usando le loro liste e piattaforme per creare un corpo di iscritti, sperimentando e facilitando forme di mutuo supporto e attivismo, agendo come potente voce politica per i disoccupati.
- chi paga l’affitto
Negli ultimi 25 anni, il numero di locatari in età lavorativa nel Regno Unito è cresciuto da 9,5 a oltre 14,5 milioni. I locatari pagano ai proprietari oltre 50 miliardi di sterline l’anno in affitto, circa un terzo dei loro guadagni annuali combinati assieme. Si tratta di un enorme trasferimento di ricchezza verso l’alto.
L’abitazione è una linea di faglia di classe in via di sviluppo. Milioni di lavoratori – specialmente quelli giovani – sono tagliati fuori dall’affarone del capitalismo patrimoniale forgiato dai governi di Thatcher e del New Labour. Questa nuova classe lavoratrice ha pochi motivi per sostenere il capitalismo, avendo ben poche possibilità realistiche di possedere mai molti soldi.
L’abitazione inoltre espande i luoghi della lotta di classe: non vieni solo sfruttato nel lavoro ma anche quando paghi l’affitto, i tuoi alleati sono i tuoi vicini tanto quanto i tuoi colleghi.
Tale contesto può aver fornito l’impeto per un revival di un movimento nazionale dei locatari. Ai suoi esordi Momentum aveva dei piani per stimolare qualcosa del genere, ma senza mai darvi luce, dovendosi focalizzare sulla fragile leadership di Corbyn continuamente sottoposta ad attacchi.
Eppure, ora, con la minaccia degli sfratti di massa – 700’000 locatari potrebbero essere in arretrato nei prossimi 12 mesi – un potente movimento è in via di formazione. Queste organizzazioni offrono a noi socialisti una strada per costruire potere su questo fronte vitale, fornendo immediato supporto a chi ne ha bisogno e consolidando al contempo un blocco chiave di sostenitori.
- ambientalismo
Il movimento ambientalista si gonfiò in proporzioni senza precedenti alla fine del 2018 e per tutto il 2019, imponendo il collasso climatico nella coscienza pubblica. Si tratta di un autentico movimento globale, con Extinction Rebellion, Fridays for Future e altri gruppi attivi in gran parte dei Paesi del mondo.
Ma, come tutti gli altri movimenti, è stato costretto a ritirarsi a causa della pandemia. Al contempo, l’orizzonte dei cambiamenti politici si è ristretto, perlomeno nella sfera anglofona, con Corbyn rimpiazzato da Starmer e Sanders sconfitto da Biden.
L’emergenza climatica è il tema di giustizia globale della nostra era. Il compito di salvare il pianeta è inerentemente legato alla liberazione dei lavoratori, dei coltivatori e dei popoli del mondo. Troppo spesso, però, nel Regno Unito la sua importanza svanisce assorbita in discussioni di politiche tecnocratiche con gestione dall’alto.
I socialisti dovrebbero gettarsi nel movimento ambientalista per sviluppare un Green New Deal concreto e trasformativo con un’equa transizione per i lavoratori coinvolti. È cruciale che qualsiasi piano riveli la natura di classe del collasso climatico; se un Green New Deal diviene un programma statale di riforma gestionale, perde sia il potenziale trasformativo che l’attrattiva popolare. Al contrario, il piano deve essere posto come una minaccia al benestare, al potere e ai privilegi dei pochi, una strada per ottenere migliori lavori, salute e società per i molti.
Nel momento in cui le energie represse dai continui lockdown saranno rilasciate e l’urgenza per un cambiamento radicale diventerà ancora più chiara, il movimento ambientalista tornerà all’azione diretta. Se alcune tattiche si sono rivelate fuorvianti, la gran parte delle azioni hanno prevalentemente elettrizzato il movimento, posto sotto seria minaccia dai Conservatori.
La sinistra deve supportare a gran voce questo movimento. Gran parte della sinistra non c’era quando Extinction Rebellion bloccò le rotative di Murdoch nel settembre 2020, mentre le critiche di liberali e conservatori furono celeri ed efficaci. Quando gli ambientalisti torneranno all’azione, finita la pandemia, i socialisti dovranno essere pronti ad offrire solidarietà agli attivisti. Quando un aeroporto sarà bloccato, una stazione di potenza picchettata, un notiziario hackerato, o i SUV nei quartieri bene avranno le gomme a terra, cosa diremo? Cosa faremo?
I socialisti possono inoltre focalizzare l’orientamento politico del movimento ambientalista. C’è una tendenza tra certi ambientalisti a ritenersi al di sopra della politica. Un’iniezione di politica di classe a vocazione maggioritaria aiuterà il movimento ambientalista a costruire un supporto di massa più durevole e a concentrare l’attenzione su nemici quali le multinazionali. Avere un focus ambientalista aiuterà inoltre i socialisti. Non solo il collasso climatico chiarifica il bisogno di un cambiamento che si spinga molto in là, ampia i nostri orizzonti, sia geograficamente che temporalmente.
- antirazzismo
Il punto luminoso politico del 2020 fu l’insurrezione di Black Lives Matter, diffusa da Minneapolis in tutto il mondo. I suoi effetti si sono già rivelati profondi, dimostrando quanto la lotta antirazzista sia parte integrante del progetto socialista e provando che l’antirazzismo è un senso comune emergente tra le giovani generazioni.
Quella lotta avrà bisogno di supporto negli anni a venire. Imitando l’alt-right americana, i Conservatori e i loro alleati si muovono contro BLM, tentando perfino di proibirli dalle scuole. Questo nuovo approccio alle questioni di uguaglianza è stato recentemente annunciato dal ministro competente in un discorso significativo ponendo fine a due decenni di consenso liberale su questi temi.
Tale svolta culturale apertamente reazionaria sarà appaiata a politiche governative aggressive nei confronti di migranti e minoranze. Deportazioni e trasferimenti proseguiranno a tamburo battente, alimentando le paure sui profughi che attraversano la Manica.
I socialisti devono valutare quest’approccio per quello che è: la tattica del divide et impera. Il governo si appoggerà pesantemente su simili trucchi sporchi nella decade a venire, quando le ricadute economiche e sociali dovute alla pandemia si intensificheranno e la classe dirigente rimarrà priva di soluzioni per affrontare la crisi del neoliberismo.
In tutta risposta, i socialisti devono sostenere la crescita del movimento antirazzista e denunciare senza sosta l’utilizzo dei migranti come capro espiatorio.
conclusioni
Dopo i cinque anni trascorsi perlopiù nel partito, il nostro lavoro più importante ora è di rafforzare i movimenti, che saranno la linfa vitale del cambiamento sociale nella prossima decade. Questo non significa che dobbiamo ritrarci dalla politica statale e dal potere. Piuttosto, vuol dire riconoscere che i movimenti possono smuovere il terreno su cui avviene la disputa politica, rendendo possibile l’impossibile; i movimenti possono colmare il divario tra le possibilità del momento e la debolezza del movimento, caricandoci per la prossima opportunità di creare un mondo più equo, democratico e libero quando saremo al governo.
Per riuscirci, avremo bisogno di un partito che possa promulgare le richieste dei movimenti per garantire potere reale e cambiamenti significativi. Perciò, anche se distogliamo dai nostri orizzonti politici Westminster, continua a servirci un piano per il partito. Sarà il tema del prossimo saggio.
NdT: molte delle riflessioni qui contenute si possono reiterare nel contesto italiano.
Sul fronte dei sindacati, sicuramente occorre estendere una rappresentanza reale a categorie finora escluse e va sostenuta una campagna di sensibilizzazione: la maggioranza degli iscritti non può essere costituita da pensionati; inoltre, Maurizio Landini è una figura rispettata, capace di riscuotere un consenso trasversale, ben oltre gli iscritti della CGIL, ma il suo mandato non durerà all’infinito.
Casa, ambiente e integrazione, come il lavoro, possono essere linee di scontro attorno alle quali costruire un’alternativa anche qui in Italia, ma un altro soggetto da integrare nel discorso è il femminismo.
Capitalismo e patriarcato, siamo qui per abbattervi!